domenica 25 ottobre 2009

Sulla condivisione (vedi alla voce "Armi di distruzione di massa")


Ho maturato dei pensieri al riguardo della condivisione intesa come scambio di informazioni unilaterale, e il constatare come questa spesso faccia dei danni mi ha spinto a elaborare una strategia personale per limitarli. Il discorso poi si estende a tutto ciò che sia oggetto di affollamento.

Disclaimer: questo post fa abbondante uso di worst case scenarios





Quando scopriamo qualcosa di bello ed esaltante, la maggioranza di noi è spinta a condividerlo, a dirlo agli amici: chi per vantarsi, chi per fare una cosa grata, chi per rimorchiare, che ne so. È un naturale istinto umano, possiamo contrapporlo all'egoismo, possiamo dire che è spirito di collaborazione innato, potete generalizzare a quello che vi pare.
Fattostà che mi sono soffermato a pensare ai risultati di questo comportamento e... non mi sono piaciuti affatto. Un veloce excursus:
  • AnimeDB; lo conoscete tutti: era una manna dal cielo per chi si è stufato delle repliche di DragonBall su Italia1, anche e soprattutto per la community di procacciatori e sottotitolatori che gli si era creata attorno. Ci siamo iscritti tutti, l'abbiamo detto a tutti, la voce si è diffusa così tanto che alla fine, dopo aver reso l'accesso quasi impossibile per banda occupata, si è iscritta anche la Guardia di Finanza; e allora fine dei giochi. Wonderful.
  • La mensa "quella buona"; le mense universitarie fanno tutte più o meno schifo, questo è noto. C'è solo una mensa particolarmente buona - tanto buona da non sembrare una mensa universitaria in effetti - che però, trovandosi un po' in periferia, è scomoda e questo spingerebbe la gente a non andarci - in teoria. Ecco, da quando tutti quelli che l'hanno provata hanno cominciato a consigliarla in giro - e la voce si è sparsa a macchia d'olio - la fila si è moltiplicata spaventosamente con conseguente attesa fastidiosa e rischio di non riuscire a prendere l'autobus prima che termini la validità del biglietto (ben 75 min). Strike due.
  • Facebook; come detto nel post precedente, all'inizio Facebook era interessante, i gruppi erano novità, le applicazioni non erano niente male, c'erano contenuti buoni ogni giorno e notizie che altrimenti avrei fatto fatica a trovare. Poi hanno cominciato ad iscriversi tutti, l'umanità ripugnante che imbrattava Netlog e Badoo compresa, ed è successo il finimondo: è diventata una gara a chi crea il gruppo più deficiente, battaglie su quale pensiero dominante sia il migliore, ma guardatemi quanto faccio ridere, guarda quante persone fanno questa stessa cosa vuol dire che sono normale, questo video di due anni fa è bellissimo, bla bla bla. Impossibile trovare una singola notizia che non sia stata commentata da rincoglioniti, complottisti e qualunquisti di ogni genere. Solo roba del seguente calibro:



    "sai che bello, l'italia si stacca da internet e crea velinanet, una rete in cui puoi vedere solo servizi su calciatori e uominieddonne"

    "
    Veltroni sarebbe stato il migliore presidente che l'Italia potesse avere avuto" (sic)
    Valore aggiunto ZERO. I contenuti decenti spariscono a vista d'occhio e le persone da cui normalmente cerco di stare alla larga si fanno sempre più vicine. Un incubo. Strike tre.






Quale lezione trarne? La seguente:
condividere informazioni sull'esistenza e la qualità di un particolare servizio è CONTROPRODUCENTE (in altre parole è sbagliato).
E lo è per un meccanismo molto semplice e noto a tutti: voi lo dite agli amici e - se il servizio è effettivamente buono come sostenete - loro lo dicono ad altri loro amici, e così via. Nelle prime fasi della diffusione dell'informazione, la quantità di persone che vi ha accesso cresce esponenzialmente[1] : voi lo dite a 5 persone, che lo dicono a 5 persone, ciascuna delle quali lo dice a 5 persone, e così facendo nel giro di 8 passaggi siamo già a quasi 500.000 nuovi utenti possibili. Quindi, condividere l'informazione porta in tempi rapidi a un sovraccarico di utenza sul servizio in questione, perchè il carico cresce esponenzialmente, e nessun servizio può fronteggiare una crescita del genere senza subire disagi. Disagi che sono l'impoverimento della qualità, la creazione di code, la difficoltà di accesso, e nei casi peggiori la distruzione del servizio stesso.
È per questo motivo che non dico a nessuno come si chiama e dove si trovi il posto meraviglioso in cui ho alloggiato quest'estate a Berlino: perchè altrimenti in un paio d'anni me lo ritroverei affollato di italiani chiassosi, con una conseguente diminuizione della qualità, della disponibilità di stanze e così via; invivibile. Per lo stesso motivo non dico a nessuno del nuovo sostituto di AnimeDB, ma noto tuttavia che non tutti seguono lo stesso accorgimento: già ora è quasi impossibile navigarci causa banda sovraccarica, ed è durato molto meno di AnimeDB. La lezione non è servita a un cazzo.
C'è tuttavia un'intera categoria di casi in cui condividere è una strategia molto buona: quando vi riferite a una classe di servizi, non ad uno in particolare. Ad esempio, da quando ha cominciato a diffondersi il fatto che la cucina giapponese sia molto buona, all'aumento della domanda è seguito un aumento dell'offerta: ad oggi ci sono molti più ristoranti giapponesi di 2 anni fa, e questo è senz'altro un vantaggio sia per la reperibilità che per la qualità (perchè dopo un po', quando l'offerta raggiunge e supera la domanda, nasce il bisogno di concorrenza). La differenza sta nel fatto che il mercato è in grado di gestire la sovradomanda (e anzi, è manna dal cielo) come nessuna impresa da sola può. La regola generale è quindi:

Condividete informazione solo per quanto riguarda classi di servizi, MAI per quanto riguarda un singolo servizio, pena la scomparsa di quel servizio.
Così va bene:
"
La cucina messicana è buona ed economica, dovresti provarla"
Così NON va bene:
"
Quel ristorante messicano è buono e fa ottimi prezzi"
Sticazzi.



Volendo approfondire un po': per quanto semplice nell'applicazione, questo meccanismo di condivisione-diffusione distruttiva si basa profondamente sulla struttura del grafo delle amicizie (i nodi sono le persone, i link l'amicizia). Se il grafo complessivo fosse fortemente sconnesso, con componenti connesse di dimensione limitata, non ci sarebbero problemi nel condividere informazioni su singoli servizi, perchè presto la rete delle amicizie si saturerebbe e non continuerebbe a crescere in maniera esponenziale. Ci sarebbe cioè un freno naturale - strutturale anzi - alla diffusione che impedirebbe sovraccarichi: per diffondersi ad altri componenti connesse (gruppi di amici) l'esistenza del servizio dovrebbe venire "riscoperta" volta per volta.
Tuttavia, sappiamo bene che non è così: la rete delle amicizie forma un grafo quasi completamente connesso e una notizia può arrivare praticamente a chiunque per semplice passaparola: non ci sono freni strutturali. In particolare poi, la presenza di hub (persone con molte più amicizie della media) fa sì che la rete delle amicizie sia una delle chiaccherate "reti piccolo mondo": oltre a poter arrivare a chiunque, ci si può arrivare in poche mosse. È facile immaginare come una situazione del genere permetta una diffusione ancora più rapida e capillare delle informazioni, causando i disagi di cui parlavo sopra.
Il motivo profondo per cui è sconveniente condividere è insomma insito nella geometria delle amicizie: è intrinseco.

Per finire: se proprio non volessimo fare a meno della possibilità di condividere, per limitare i danni dovremmo autoimporci la restrizione severissima di condividere l'informazione con AL PIÙ 1 persona (con "al più 1 persona" intendo anche in probabilità. E con "severissima" intendo che bisogna mettere alla gogna chi viola la regola). Così facendo la crescita di utenti nel tempo sarebbe al più lineare, il che garantirebbe una durata maggiore del servizio o, anche meglio, gli permetterebbe di adattare l'offerta alla domanda.
Perchè bisogna essere così rigidi nell'applicazione della regola? mettiamo che in media ciascuno lo dica a 1.5 persone, cioè solo parte delle persone rispetta la regola. Dopo 20 passaggi lo sapranno più di 6.000 persone. In generale, ovviamente, in qualsiasi caso la media superi 1 la crescita sarà certamente esponenziale, e presto o tardi si avrà il sovraccarico. Se invece ciascuno lo dice a 1 persona, dopo 20 passaggi lo sapranno 20 persone, e il numero è sotto controllo. Di conseguenza, il limite di 1 persona è assolutamente fondamentale perchè il fenomeno in questione ha natura esponenziale, e ovunque compaia un esponenziale c'è qualcosa che prima o poi esplode.

Per concludere, se ci tenete veramente a qualcosa non diffondetela: il sovraffollamento non fa bene a nessuno. E non potete combattere contro un esponenziale.


[1] Poi, quando ormai ne sono a conoscenza fin troppe persone la crescita si appiattisce di molto - un andamento simile alla curva logistica penso - ma ormai il danno è fatto.

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