giovedì 20 maggio 2010

Dealing with the infinite

Credo che alcuni degli eterni nemici degli esseri umani, stante la nostra finitezza spaziale e temporale, siano gli infiniti. E che per battere dei nemici che stanno su un piano metafisico occorrerà una collaborazione fuori dal comune e tanti strumenti prodotti dall'intelletto, nonchè una consapevolezza notevole.
(nota: andate in fondo alla pagina se volete una colonna sonora mentre leggete)


Prendiamo Ondarock e i suoi redattori. Ogni anno migliaia di case discografiche fanno uscire una quantità abominevole di dischi tutti differenti (più o meno), per una quantità di ore-musica che probabilmente (anzi, non ho voglia di cercare numeri ma ne sono quasi certo) supera la quantità di ore contenute in un anno. Poichè per limiti fisici nessuno potrà ascoltare tutta quella musica, si rende evidente la necessità di un processo di selezione che separi la merda dalla cioccolata, dopodichè ordini la cioccolata in base al gusto (al genere), e poi in base alle percentuali di ingredienti (blabla), e infine sintetizzi il tutto in giudizi limitati e ben strutturati in modo da essere prontamente accessibili.
Nel mio iPod ci sono 6 giorni e mezzo di musica, e l'ho riempito solo di una accurata e molto ristretta selezione di post-punk, una scelta basata sul lavoro intellettuale di altri - lavoro che se avessi dovuto fare io non solo mi avrebbe rubato tempo e fatto ascoltare tanta merda inutile, ma che probabilmente non sarei stato in grado di fare senza prima ascoltare altro, e così via fino ai fondamentali.

Per chi lavora in matematica, l'aggiornarsi è fondamentale - la matematica è un campo che progredisce in continuazione e non sta mai fermo un secondo - ma per aggiornarsi bisogna leggere i nuovi articoli riguardanti il proprio campo di studi, e per leggere e capire un articolo bisogna spendere del tempo. Il problema sorge quando il numero di articoli prodotti sorpassa le capacità umane, e leggerli tutti richiederebbe troppo tempo e impedirebbe di produrne di nuovi a propria volta. Uno cerca di controbattere a questa valanga di articoli leggendo le riviste più importanti, che selezionano i risultati in base alla loro importanza e ne pubblicano quindi soltanto un numero piccolo, ma l'articolo che può servirci per il nostro lavoro potrebbe non essere abbastanza importante da comparire nella rivista prestigiosa, quindi dovremo inevitabilmente andare a sporcarci le mani e così via.

Se uno volesse farsi una cultura in materia di cinema, dovrebbe cominciare a guardare i film che hanno fatto la storia del cinema, che hanno rivoluzionato il cinema a loro successivo, i film di culto, le pietre miliari e così via. Se ve ne siete accorti, ho implicitamente citato un lavoro di accurata selezione: un film è una pietra miliare perchè della gente esperta lo ha definito tale motivando la cosa, si può dire che tale filone cinematografico/tali registi siano stati influenzati da un determinato film solo se qualcuno ha fatto una analisi in tal senso per arrivare a questa conclusione, etc. Insomma, il prodotto "cinema" è stato raffinato, sfrondato di titoli inutili, editato con grassetti e corsivi dove ci andavano, etc. C'è tutto un lavoro - umano - dietro che ha richiesto una quantità di ore che spesso e volentieri raggiunge la dimensione di una vita. Questo lavoro di selezione è stato fatto da quelli che si chiamano "intellettuali" (non sono virgolette dispregiative), che sono appunto - o dovrebbero essere - persone che si occupano di decifrare i prodotti umani e di fornirne una classificazione strutturata: nascono così i Dizionari del Cinema di Mereghetti, i libri sul Post-Punk di Simon Reynolds, l'Abbagnano di filosofia, etc. Queste persone sono sempre state necessarie, perché l'informazione grezza è un prodotto di scarso valore, e se non riesco a distinguere una lista della spesa di Pericle Stitico l'Otturatore dall'Odissea avrò perso tempo a leggere cazzate e la mia cultura, e con essa la capacità di decifrare il mondo, saranno inevitabilmente compromesse. L'informazione necessita di essere raffinata e strutturata, altrimenti quello che passa dal cavo con cui vi state connettendo ad internet saranno solo una sequenza di 0 e 1 priva di alcun significato, anzichè tramutarsi in questo post e nelle innumerevoli schede di youporn che avete aperto accanto a questa scheda.

Ma non è tutto: anche il mondo dell'informazione pura - i giornali e i giornalisti - soffrono di questo problema. Il volume di notizie è sempre maggiore, sempre più redazioni raccolgono sempre più notizie da mondi sempre più variegati. Diceva Luttazzi in una battuta "non è straordinario che ogni giorno succedano abbastanza cose da riempire giusto giusto un giornale?!". Il lavoro di selezione delle notizie è importantissimo, perchè ogni giorno succedono troppe cose per stare dietro a tutte. Nasce spontanea nelle persone la decisione di selezionare allora in base al proprio gusto: chi legge solo il gossip e non vuole sapere niente di politica, chi legge solo gli scandali di Berlusconi e ne gode (non che per me ci sia differenza tra i due personaggi), chi si informa di economia, chi solo delle notizie geopolitiche, chi di cronaca nera, etc. Perchè questo? perchè non abbiamo tempo di stare tutto il giorno ad assorbire notizie e lavorare anche, e in generale vivere. Tra l'altro troppe notizie tendono anche ad essere dannose, ma questo è un altro discorso.
Il punto è che è sempre più necessaria la figura del giornalista/intellettuale che fa una SINTESI delle notizie cui noi non riusciamo a stare dietro, e con sintesi NON intendo riassunto (se l'avete pensato chiudete immediatamente la pagina e non fatevi rivedere mai più), ma l'unione di tanti fatti a ricostruire qualcosa di unitario e strutturato, facilmente comprensibile e con la proprietà di contenere tutte le cose più importanti. Le notizie di per sè sono tante piccole Ansa slegate, qualcuno ci deve mettere uno scheletro di struttura sotto per renderle fatti. Questo è un lavoro che i giornalisti non fanno più perché si sono tramutati in semplici cronisti che riportano acriticamente tutte le notizie che gli passano sottomano. Possibile che se per una settimana mi perdo un fatto importante devo andare a leggermi i giornali degli ultimi 7 giorni per ricostruire la vicenda? la capacità di sintesi non è un optional, È IL VOSTRO LAVORO.

questa immagine non ha relazione con il resto del post e serve solo a risvegliarvi dal torpore

Tuttavia, anche gli intellettuali oggi si trovano in difficoltà. Non so dire se sia dovuto a un calo di qualità o sia per il motivo esposto in questo post, ma sicuramente ci si arriverà alla crisi se già non ci siamo, quindi tanto vale far notare il problema.
La popolazione mondiale viaggia verso i 7 miliardi (o forse c'è già arrivata, aspettiamo i censimenti che dovrebbero completarsi entro quest'anno o il prossimo per saperlo), e molte di queste persone producono "cose" che diffondono nelle reti di distribuzione. Non c'è più modo di stare dietro a tutta la produzione, NEMMENO nel proprio campo di ricerca per quanto specifico sia. Una volta esistevano matematici che avevano conoscenze in tutti i campi della matematica e producevano lavori in tutti tali campi. L'ultimo di questi matematici è stato Henri Poincarè probabilmente, e si parla di inizio '900; oggi il tuttologo non esiste più, e non esiste più perché non può più esistere. Se oggi un critico musicale decidesse di analizzare da solo tutta la musica prodotta in questo ultimo secolo, i risultati sarebbero imbarazzanti (roba da Scaruffi), perché oggettivamente non potrebbe aver messo negli ascolti tutto il tempo necessario per tutti, altrimenti non avrebbe avuto tempo per scrivere un cazzo di niente.
La dimensione della popolazione e la capillarità delle reti di distribuzione (dal lato in entrata) causano inevitabilmente un sovraccarico del sistema, un eccesso di informazione. Oggi è facile pubblicare/rsi un disco, oggettivamente è molto più facile di un tempo perchè gli strumenti e gli investimenti necessari costano meno e sono più accessibili; è anche più facile pubblicare un articolo, o diffonderlo su internet, etc. Forse uno dei pochi settori meno impattati dalla cosa è quello della carta stampata, non perché se ne produca poca ma perché essere selezionati per la pubblicazione da una casa editrice con mezzi nazionali è molto difficile a quanto leggo in giro - e in genere tra quelli che ci riescono entrano delle merde assurde. Credo sia ascrivibile all'idiozia di chi fa lavoro di selezione, ma con la diffusione degli ebook le cose cambieranno un po' e spero piangeranno lacrime di sangue.
Dicevo, le reti di distribuzione sono molto più efficienti (limitatamente al loro compito primario) che in passato, cioè distribuiscono una percentuale più alta di produzioni rispetto al passato; a ciò si aggiunga la crescita esponenziale (si, in genere è stata davvero esponenziale) delle produzioni stesse. Si ottiene come risultato una valanga di informazione poco strutturata che non siamo assolutamente in grado di raffinare come singoli perchè non abbiamo TEMPO, perchè la nostra vita è limitata e non vogliamo sprecarla a fare selezione. Il tempo è troppo poco PER TUTTI, anche per chi questo lavoro di selezione e raffinazione vorrebbe farlo come lavoro, ossia critici, intellettuali, recensori, referee e compagnia cantante. La crescita delle produzioni verso l'infinito ci pone un problema enorme, un problema di sopravvivenza: non venire schiacciati dalla montagna che ci rotola addosso continuamente. Quando ci saranno troppi dischi per essere recensiti, dovremo ascoltare una bella percentuale di merda per trovare qualcosa di bello; quando dovremo cercare un risultato che ci serva per un lavoro di matematica, dovremo spazzare centinaia di articoli senza ottenere niente, perché l'articolo che ci serve è perso in mezzo al marasma; guarderemo film a caso senza riuscire a cogliere alcuna influenza o citazione, perché non abbiamo avuto abbastanza tempo per vedere i film che ha visto il regista per farsi influenzare.

La scuola italiana (non so come siano messi all'estero ma non credo meglio) ha un problema abbastanza comune per quanto riguarda l'ambito umanistico, ossia i programmi contengono troppa roba rispetto a quella che è possibile insegnare senza fare le marce forzate e senza mandare al manicomio gli studenti. Quindi ogni insegnante si sente libero - dopotutto, deve farlo - di tagliare le parti che vuole, oppure di seguire alla lettera il programma e morta lì. Così si finisce al quinto anno avendo fatto in tempo a vedere Pascoli e Montale, in storia dell'arte si è visto Picasso gli ultimi giorni dell'anno, l'ultimo filosofo di cui si è avuta notizia è Hegel e gli altri sono stati nominati troppo in fretta per ricordarsi anche solo i loro nomi.
Ecco, immaginate allora la scuola tra 300 anni. Quando ci saranno almeno altri 200 anni di roba abbastanza vecchia per piacere a chi compila i programmi scolastici. Se già adesso si è al collasso, cosa succederà? avremo gente che, riportandola ad oggi, sa qualcosa del mondo solo fino all'inizio del 1700? chiaramente bisognerà tagliare parti del programma precedente per farci stare le nuove, a meno che non si voglia fare studiare le persone fino ai 22 anni mandando la nazione al collasso socioeconomico. E chi ha l'autorità di decidere cosa tagliare e cosa no? il corpus che rimarrà dovrà essere sufficientemente organico da giustificare sé stesso ed essere autosufficiente, che è una richiesta non da poco. Questo lavoro appartiene sempre agli intellettuali, se ne devono occupare loro. Ma anche loro si troveranno in difficoltà per la quantità sempre crescente di opere e movimenti e cazzi vari.
Ok, ora proviamo a fare uno sforzo ulteriore: provate a immaginare la scuola tra 10.000 ANNI. Non si riesce a far entrare in un programma scolastico 2.500 anni di produzioni, immaginate quando saranno CINQUE VOLTE TANTE. Immaginate di dover insegnare storia - storia ben documentata eh! Storia dell'arte! Latino! anzi no, con il latino stiamo a posto, tanto è una lingua morta lol.

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Credo che ora il problema che introducono queste quantità "infinite" (rispetto alle nostre capacità) sia ben chiaro.
Adesso che abbiamo inquadrato il problema, quali possono essere le soluzioni? C'è da discuterne parecchio.
Un modo sarebbe di organizzarsi e dividersi i compiti. Come si tende a fare nelle redazioni delle fanzine musicali: c'è quello che si occupa di metal, quello che si occupa del pop, del jazz, etc. Ognuno è esperto nel suo campo (magari anche negli altri, l'importante è che lo sia nel suo) e si limita ad analizzare e recensire quello che afferisce al suo piccolo angolo di cielo. Il suo processo di selezione mi aiuta a decidere cosa ascoltare quando mi viene voglia di ascoltare il genere di cui si occupa.
Questo modello di collaborazione va potenziato ed esteso a tutti i campi possibili: COLLABORAZIONE STRUTTURATA.
Se escono migliaia di articoli all'anno su quello di cui mi occupo, ci vuole nelle riviste una redazione che effettui un procedimento di selezione estrema, per ridurre le informazioni ridondanti, e che ordini in base alla rilevanza le produzioni. È un qualcosa che si deve fare come LAVORO, cioè ci vuole della gente dedicata. Troppo spesso i famosi referee sono professori che hanno tanto altro lavoro da fare e ricevono sempre molti più articoli di quanti possano selezionarne. Ci vuole più gente che si occupi specificatamente del problema "selezione e ordinamento". Vanno coordinati e il lavoro va suddiviso, e questo richiede una organizzazione verticale con una autorità centrale molto forte.
Questo in altri campi cosa comporta? comporta per esempio la scomparsa della figura solitaria del critico, perchè tale figura ha senso solo se inserita nel contesto di una "redazione" che gli abbia affidato - vista la sua competenza - un certo campo d'azione. Non devono esistere più critici che si prendono la briga di recensire tutto da soli e a caso intasando il sistema. Magari producono qualcosa di unicamente bello ed utilissimo, ma globalmente è un DANNO per il sistema. È informazione non inquadrata, non strutturata, e richiede da parte mia uno sforzo ulteriore, è come se l'informazione avesse un tempo di accesso maggiore. Non è una questione banale quella del tempo di accesso: io scelgo a quale rivista rivolgermi, apro tale rivista, vado alla sezione che mi interessa, leggo la recensione di un gruppo che potrebbe interessarmi. Rifacendo il percorso al contrario dietro le quinte, la recensione viene scritta da un critico musicale/redattore, che ha selezionato per la recensione quel particolare disco tra gli altri che ha ascoltato, che fanno parte di una corrente di cui lui ha scelto di occuparsi, di cui si occupa perché la redazione gliel'ha affidata in base alle sue competenze. Questo modo di accedere all'informazione è efficiente ed ha un che di algoritmico, il quale è un vantaggio perché l'automatismo serve a ridurre i tempi di esecuzione. Se ogni volta che camminate doveste pensare "solleva il piede, sposta il baricentro per restare in equilibrio su un piede solo, fai avanzare il piede sollevato, posalo, spostati in avanti di un poco, alza l'altro piede, sposta il baricentro" e così via, non avreste tempo di fare altro. Invece il cervello si è strutturato per rendere tale compito - che era computazionalmente pesante quando eravate poco più che neonati, tant'è che camminare era una conquista e cadevate spesso e volentieri - per rendere tale compito una azione automatica, i cui processi di esecuzione non occupano la corteccia cerebrale che usate per pensare, ma vengono eseguiti silenziosamente in sottofondo, permettendovi per esempio di camminare assorti nei vostri pensieri. Provate a restare assorti nei vostri pensieri mentre camminate su una trave sospesa sul vuoto e ditemi se ci riuscite.

Siamo arrivati a parlare del cervello. Non ho sottolineato a vuoto l'aggettivo "umano" diverse righe più sopra. Il problema in esame nasce specificatamente dalla nostra natura umana, limitata non solo nel fisico ma anche nelle capacità. Ma allora, se come umani non siamo in grado di fare fronte a tale sfida... dobbiamo rivolgerci a qualcosa di INUMANO.
Il processo di selezione ha in sè qualcosa di algoritmico, una parte del lavoro cioé viene fatta in modo meccanico da noi stessi per consentirci di lavorare più velocemente (il prezzo è sempre una piccola perdita di informazione, ma noi dovendo risolvere un problema globale che ci riguarda tutti dobbiamo ragionare in termini di vantaggio globale). Esempio, se so che una certa band ha prodotto sempre lavori di merda, scende di rilevanza nella coda delle cose che devo ascoltare. Se un articolo tratta di un problema già risolto in precedenza aggiungendone dettagli, so già che difficilmente conterrà qualcosa di fondamentale. Se un articolo di biologia pubblica i risultati di una ricerca con una formattazione povera (cioè i dati sono riportati male), deve valere poco perché dati sporchi sporcano il resto dell'articolo. Se una notizia è evidentemente accidentale, non concorrerà a formare una spiegazione globale di quanto sta accadendo. E così via, pensate da soli ad altri esempi - chiedetevi come vi approcciate voi a lavori di questo tipo.
 Una buona idea può essere allora di meccanizzare per davvero la parte algoritmica del lavoro di analisi e selezione, e poi di prendere l'output del nostro algoritmo e lavorare su quella anzichè direttamente sull'informazione grezza che costituiva la nostra materia prima. Si tratta cioè di fare un primo lavoro - molto grezzo probabilmente, ma utilissimo - di raffinazione per potersi permettere di lavorare su un insieme ristretto di produzioni, riportando così artificialmente la produzione a un livello umanamente accettabile.
Chi è deputato all'esecuzione di tali algoritmi? l'INTELLIGENZA ARTIFICIALE. Non nell'accezione cinematografica di computer pensante, ma in quella che ha nella realtà, ovvero di computer che esegue certi processi cognitivi umani con metodi prettamente non umani (1). Non sto dicendo che fare questa transizione da lavoro umano a lavoro ibrido uomo-macchina sarà facile, ma secondo me sarà fondamentale, necessario e inevitabile. Solo una macchina ha dei tempi di esecuzione sufficientemente brevi da combattere l'entità della produzione di 7 miliardi di umani. E scommetto che molti sedicenti "intellettuali" di oggi si opporranno ferocemente a questa idea, diranno che una macchina non può fare il lavoro di un uomo e che è impossibile e degradante e tanta altra roba. Io penso che intimamente sappiano che il loro lavoro di selezione odierno vale poco o nulla, e giustamente si sentono minacciati da una macchina che potrebbe fare il loro lavoro di scarsa qualità senza chiedere di essere pagata. Ma, lo ripeto, secondo me il problema è inevitabile, e meno voce avranno queste persone meglio sarà.
Mi rendo perfettamente conto di essere sfociato nel transumanesimo (sebbene ne sappia poco o nulla, ma mi interessa e mi informerò), e anche questo era inevitabile perché è la tecnologia stessa che richiede altra tecnologia per essere gestita, così come lo sviluppo di internet ha reso necessari i motori di ricerca - chi l'avrebbe mai detto che un algoritmo fosse in grado di selezionare i siti in base alla rilevanza? Non è un compito prettamente umano decidere cosa è rilevante e cosa no? un motore di ricerca non produce un lavoro come lo farebbe un umano, ma credo molti saranno concordi con il fatto che lo facciano sufficientemente bene.
Se poi qualcuno preferisce trattare a mani nude con l'infinito faccia pure, ma non venga a lamentarsi di essere stato inevitabilmente schiacciato: lo sapevi che era più grande di te, e se non lo sapevi te l'ho appena detto io.


(1): così come un aereo vola ma senza usare i metodi degli uccelli quali il peso ridotto e le piume; tuttavia l'aereo non imiterà mai l'uccello perchè non si procura il "cibo" da solo; e gli uccelli non volano a 10.000 metri di quota.

p.s. devo fare un obbligatorio MEA CULPA: la stessa lunghezza di questo post contribuisce ad intasare la vostra lettura quotidiana, rubandovi tempo e senza - probabilmente - nessuno che vi sia venuto a dire "leggi questo e non questo". È vero, avreste potuto fare altro, ascoltare musica, vedere un film, uscire, leggere un libro, lavorare. L'unica speranza che può assolvermi è di non aver scritto altra merda intasatrice, e che ne sia valsa la pena per voi di leggerlo.

p.p.s. per scusarmi ecco un po' di musica:

Per chi ci piace la roba dark che sa di folk



e per chi ci piace roba più dolce

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