martedì 10 marzo 2009

Mein Kampf in fascicoli

Voglio abbonarmi a una rivista. Ilaria ha Vanity Fair ogni settimana, io ancora non ho niente. La mia casellina di posta non-virtuale in collegio è spesso vuota e io avverto il bisogno di riempirla periodicamente, mi fa troppo piacere ricevere posta. Ma si capisce che non è facile per uno lamentevole come me scegliere la rivista che ti accompagnerà durante tutto l'anno. Da piccolo invece lo era: le Giovani Fuckin' Marmotte, cazzo! Mi feci fare l'abbonamento per due anni di fila; mi stufai solo quando il secondo Kit dell'Esploratore si rivelò identico a quello dell'anno precedente: passo falso ragazzi, siete fuori. (comunque anche le storie avevano cominciato a scadere in termini di qualità: ne ho parlato col Principio di Autorità e lui è d'accordo, dunque è vero). Poi venne PK, la versione non sfigata di Paperinik, ma ci rinunciai a causa del postino troppo "zelante" (leggi: stronzo) che aveva qualche problema con il formato fumettesco di PK: lo incastrava a forza nella cassetta delle lettere nonostante le dimensioni palesemente inferiori, sfasciandone la copertina. Una lettera all'antrace lo sistemò a dovere, ma ormai mi ero stufato anche di questo.
Per un certo periodo invece i miei mi comprarono regolarmente Quark, il formato cartaceo dell'omonima trasmissione di Piero Quark; non era proprio un abbonamento ma quasi. Gli chiesi di smettere perchè non ce la facevo più a sentirmi trattato come un idiota: "e così queste piccole cosine vengono fatte correre forte forte e poi scontrare in questa grande ciambellona sotto terra (o come piace dire a noi: nel Regno delle Talpe) che si trova in Svizzera, il paese del cioccolato e degli orologi a cucù".
A quel punto, finalmente naufrago di Quark, lo sostituii con Le Scienze (inutile che sfottete, ci si può anche rimorchiare, asd), e la cosa funzionò, almeno fino a quando non mi accorsi che gli articoli erano ciclicamente gli stessi e ne avevo le palle piene di sentir dire quanto siamo vicini alla fusione nucleare e quanta materia oscura c'è nell'universo. Al punto che adesso lo odio quel giornale.
Ora, scartate queste per ovvi motivi, mi restano varie scelte:

  1. Linus
    Storica rivista di fumetti e politica, l'amo per aver portato in Italia i Peanuts. Ogni tanto mi è capitato di comprarla, è una rivista piacevole.
    Pro: bella grafica, vasta scelta di fumetti di qualità indubbia, pagine grandi;
    Contro: troppi. La rilegatura a graffetta rende il giornale perennemente floscio (problema notevole per quelli come me che leggono distesi); le striscie a fumetti pubblicate sono molto in ritardo su quelle originali americane, e se si tratta di una striscia politica tipo i Boondocks capirete che la cosa può farsi irritante: "Al Gore potrebbe vincere le elezioni" "eh? Si è ricandidato?"; politicamente discutibili, sostennero fortemente la candidatura di Cofferati a sindaco di Bologna, viva la lungimiranza; costa(va) 4.50€, eccessivo vista la "qualità" della carta usata.

  2. ViceMagazine
    Ok, questa non è esattamente una rivista. O almeno, non l'ho ancora capito: in teoria si può richiedere come libreria la versione cartacea, ma cliccando su "abbonamenti" non si va da nessuna parte. Una volta uno nella posta ha chiesto un link per gli abbonamenti ma essendosi firmato "RastamanVibrationPositive" gli hanno risposto prendendolo per il culo.
    Pro: malsopportano gli hipster; è internazionale, gli articoli sono spassosi e le rubriche fin troppo abbondanti; non finiscono a parlare/intervistare i soliti noti; i DOs & DON'Ts.
    Contro: è solo online per quanto mi riguarda, mentre io voglio un abbonamento; il sito è confusionario a causa del fatto che le pagine, se pur ben fatte, si assomigliano tutte.

  3. XL
    Ebbene si. Le riviste italiane di musica fanno tutte mediamente cagare, quando dovevo viaggiare in treno per olimpiadi varie ne compravo spesso una sperando di trovarne di decenti: invece no, sono tutte pessime. XL pure, almeno fino a poco tempo fa, si conformava ampiamente alla mediocrità, tant'è che dopo il primo numero lancio comprai solo quella con accluso il disco degli Afterhours, "Le Sessioni Ricreative", e solo per quello. A Gennaio però Ilaria mi ha regalato la sua copia di XL: l'ho letto tutto con gusto e straordinariamente mi è sembrato che si sia rivoluzionato abbandonando un po' gli indie-cappati. C'era una profonda intervista a Genesis P. Orridge, la rubrica di Lucarelli ora parla di Industrial (sembrerà strano ma Lucarelli non è solo delitti e penombra: è un industrialoide coi controcazzi), ad Ammaniti fanno scrivere cose fiche invece che fargli recensire GTA san Andreas, non riciclano i soliti tormentoni del momento. Mi ha intrigato tanto che ho deciso di comprare anche il numero dopo, incentrato sulla figura del Diavolo nel rock anni '60. E credo comprerò anche quello di Marzo.
    Pro: grafiche belle; argomenti cazzuti e non forzatamente di moda (gli Psychic TV non sono indie...), anche se chiaramente quelli non mancano; fanno recensioni negative! per niente scontato in un'Italia di Mollichiani; la rubrica di Bruce Sterling (scrittore cyberpunk) è bellissima; Lucarelli che parla di Industrial è ammaliante; Philopat ci collabora; Ammaniti e la sua gioventù cannibale; ha pure i fumetti.
    Contro: non sono riusciti a eliminare la sezione moda, una piaga; formato ingombrante, accompagnato certe volte da una rilegatura instabile (pagine che ti restano letteralmente in mano); troppe recensioni = recensioni troppo corte; ho paura che da un momento all'altro torni a fare schifo; il giornale si chiude con la rubrica di Boosta. Ahia.

  4. Wired
    Wired è una rivista fondata da un italoamericano negli anni novanta e che è diventata una specie di guru di internet concentrandosi sull'aspetto sociale del web, in antitesi con le riviste di Computer che invece parlano di come masterizzare i cd o del gioco più nerd del mese. Per spiegare: "se Rolling Stones parlasse di musica come le riviste di Computer parlano di internet, sarebbe piena di recensioni di effetti e pedali". Finalmente è uscita anche in Italia, il mese scorso, e sono corso a comprarlo. Se le uscite successive mantengono il tono delle precedenti vi giuro che è una bomba.
    Pro: giusta proporzione tra articoli italiani e articoli tradotti; grafica splendida; paginoni illustrativi; articoli scritti bene - tant'è che anche quelli che non interessano si lasciano leggere - e anche di parecchie pagine dove necessario; attenzione particolare all'ecologia e all'opensource, ma soprattutto ai cervelli della rivoluzione perenne del web; non se la tira minimamente; è geek; è anche un po' nerd, ma più geek che nerd (lol); parla di tutto, c'è spazio per musica, arte, attualità senza essere mai scontati; l'abbonamento lancio è una bomba, due anni per 24 euro; ha gli inserti sui gadget geekissimi e non i soliti noti :P
    Contro: non ne ho trovati. Anzi si, il fatto che è mensile, è così bello che lo vorrei settimanale.
Mi sa che ho deciso a cosa abbonarmi.

2 commenti:

  1. io sono per Wired, mi sembra quello con i contro più compromissibili, e voglio sapere anche quanto costa un singolo numero dove lo trovo e insomma LOVOGLIO!!!
    post divertente, come sempre, perchè non fai un post cagoso??mi stai abituando male.
    fada

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  2. allora, l'ho visto più o meno in tutte le edicole per cui se chiedi dovresti andare sul sicuro. Costa 4 euro un numero, però se fai l'abbonamento per due anni ti viene a costare 1 euro all'uno, insomma, tra un po' ti danno dei soldi loro per prendertelo. Io domattina vado a fare l'abbonamento, secondo me è una figata

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